Discorsi di Osho

700 ANNI FA'

700 anni fa... Osho, rispondendo lla domanda di un discepolo, parla della sua vita precedente
La mia nascita precedente ha avuto luogo all'incirca 700 anni fa. La penultima incarnazione di Mahavir risaliva a soli 250 anni. E, a sua volta, Buddha si era incarnato solo 78 anni prima della sua nascita come Gautama. Nel suo caso esistevano ancora persone vissute ai tempi della precedente incarnazione, che erano in grado di testimoniare l'autenticità. E anche durante la vita di Mahavir alcune persone ricordavano di averlo conosciuto in una propria precedente incarnazione. La penultima nascita di Krishna, invece, risaliva a 2000 anni, per cui tutti i nomi dei rishi, i saggi, da lui elencati, si perdevano nei tempi. Non ve n'era alcuna traccia nella storia. Settecento anni rappresentano un periodo molto lungo. Ma per chi rinasce dopo settecento anni, questo periodo non è affatto lungo, perché quando non sei nel corpo, non esiste nessuna differenza tra un secondo e settecento anni. La misura del tempo inizia solo con il corpo. Quando sei disincarnato, non fa differenza se non rinasci per settecento anni o per settemila. La differenza comincia a farsi sentire solo dopo aver acquisito un nuovo corpo. È inoltre molto interessante sottolineare quale metodo si osserva per definire l'intervallo di tempo intercorso tra l'ultima morte e l'incarnazione attuale. Nel mio caso, come ho capito di essere stato assente per settecento anni? Sarebbe molto difficile stabilirlo direttamente. Posso valutare o calcolare questo intervallo di tempo solo osservando alcune persone che nello stesso intervallo si sono reincarnate diverse volte. Supponiamo, per esempio, che io abbia conosciuto una persona nel corso della mia vita settecento anni fa. Per quel che mi riguarda, in questo frattempo c'è stato un vuoto, mentre costui si può essere reincarnato dieci volte, o comunque esistono tracce di dieci rinascite: solo dai suoi ricordi io sono in grado di calcolare quanto tempo sono rimasto senza corpo. Altrimenti è difficile calcolarlo e determinarlo con precisione, perché la nostra nozione del tempo e i sistemi per misurarlo non appartengono alla dimensione che esiste oltre il corpo o sul livello disincarnato. I nostri sistemi di misura del tempo sono una prerogativa del mondo nell'esistenza corporea. Inoltre mi hai chiesto se sono nato già totalmente realizzato. A questo proposito vi sono alcune cose molto importanti di cui tener conto. Si può dire che io sono nato con una realizzazione ‘quasi’ completa. Dico «quasi» solo perché alcuni passi erano stati tralasciati deliberatamente, e infatti è stata una scelta voluta. Anche a questo riguardo il pensiero giainista è assolutamente scientifico. Essi hanno diviso la Conoscenza in quattordici passaggi. Tredici passaggi appartengono a questo mondo ed il quattordicesimo appartiene all'al di là. Alcuni di questi gunasthana – i primi tredici passaggi – possono essere tralasciati: sono opzionali. Non è necessario attraversarli tutti. Si può scegliere di procedere senza tralasciarne neppure uno, e chi invece ne salta qualcuno, non sarà in grado di mantenere intatto il Teerthankar bandh, ovverossia il desiderio di essere un maestro e guidare anche altri all'Illuminazione. Tra questi tredici gradini della Conoscenza vi sono alcuni elementi opzionali. Esistono specifiche dimensioni della Conoscenza che non è strettamente necessario conoscere per conseguire l'Illuminazione. Si può saltare direttamente allo stato di Moksha. Ma per essere un maestro si devono conoscere anche queste dimensioni. Inoltre è importante ricordare che, superata la fase di sviluppo specifico, per esempio dopo aver superato il dodicesimo gradino, si può dilazionare il tempo necessario per raggiungere i passaggi rimanenti. Questi passaggi si possono conseguire nel corso di una incarnazione, o di due o anche in tre ... Questa dilazione può essere molto utile. Come vi ho già detto, dopo il conseguimento della totale Realizzazione, rimane una sola possibilità di rinascita. Un Illuminato che ha raggiunto questa dimensione, potrà operare ed essere d'aiuto per una sola incarnazione. Ma se un individuo raggiunge il dodicesimo passaggio e conserva gli altri due gradini, potrà essere d'aiuto per molte incarnazioni come guida spirituale. E di fatto è possibile attendere, prima di superare gli ultimi due gradini. Una volta raggiunto il dodicesimo passaggio, il viaggio è quasi giunto alla fine. Ripeto, «quasi»: ciò significa che tutte le barriere sono crollate, è rimasto solo un velo trasparente, attraverso cui si può vedere con chiarezza ogni cosa. Nondimeno c'è di mezzo ancora un velo. Se lo sollevi, non c'è alcuna difficoltà ad oltrepassarlo. Una volta che ti sei lasciato alle spalle questo velo, riesci a vedere, dall'altra parte del velo, quanto vedevi già standone al di qua. Non esiste alcuna differenza. Questo è dunque il motivo per cui dico «quasi »: basta fare un altro passo e si è oltre il velo. Ma in questo caso rimane la possibilità di una sola rinascita, mentre se rimani al di qua del velo, puoi reincarnarti quante volte vuoi. Superato il confine della trascendenza, è impossibile tornare nel mondo fenomenico più di una volta. E, sempre in relazione a questi settecento anni, sarà bene tener presenti ancora un paio di cose. Innanzitutto, non sospettavo neppure che un giorno mi sarei ritrovato a parlarne. Tempo fa, a Poona, questo argomento saltò fuori di punto in bianco. Era arrivata mia madre e Ramlal Pungalia, un mio discepolo, le chiese se si ricordava di qualche incidente peculiare che si riferisse ai miei primi giorni di vita, e la pregò di raccontarglielo. Non avevo mai pensato che un giorno questo argomento sarebbe saltato fuori. Né so quando si sono parlati. Recentemente Ramlal ha dichiarato in una conferenza, che mia madre gli ha raccontato che durante i miei primi tre giorni di vita io non ho aperto bocca, non ho emesso un solo vagito, e per tre giorni ho rifiutato il latte materno. Queste sono le prime cose che mia madre si ricorda di me. È vero. Settecento anni fa, nella mia precedente incarnazione, esisteva una pratica spirituale di ventun giorni che doveva essere eseguita prima di morire: io avrei abbandonato il mio corpo dopo un completo digiuno di ventun giorni. Ciò aveva uno scopo ben preciso, ma io non riuscii a completare quei ventun giorni. Ne rimasero tre! E ho dovuto completare quei tre giorni in questa vita. Questa vita è una continuazione dopo quell'interruzione. Il periodo intercorso tra queste due vite non ha affatto influito sulla situazione. Quando mi erano rimasti solo tre giorni di vita, fui ucciso. Il rituale dei ventun giorni non poté essere completato, perché fui ucciso proprio tre giorni prima del termine, e questi tre giorni rimasero in sospeso. Quei tre giorni sono stati completati in questa vita. Se quei ventun giorni fossero stati completati nella mia vita precedente, forse non mi sarebbe stato possibile reincarnarmi più di una sola volta. E a questo proposito vale la pena ricordare alcuni fatti. Trovarsi di fronte a quel velo e non oltrepassarlo è molto difficile. Vedere quel velo e tuttavia non sollevarlo è difficilissimo. È difficile rimanere costantemente consapevoli delle conseguenze che il sollevare questo velo comporta. È quasi un compito impossibile trovarsi di fronte al velo e tuttavia non sollevarlo. Ma ciò poté accadere solo perché fui ucciso tre giorni prima del completamento del digiuno. Per questo motivo vi ho ripetuto, in diversi discorsi, che, come Giuda aveva meditato a lungo di uccidere Gesù, senza per questo essergli nemico, così la persona che mi uccise non aveva verso di me alcuna inimicizia, benché poi fosse stata presa e trattata come un nemico. Quell'omicidio si rivelò molto utile. Nel momento in cui morii rimanevano ancora tre giorni per la mia Realizzazione Finale. E i miei sforzi per raggiungere l'Illuminazione in quella vita hanno avuto successo solo in questa: dopo ventun anni, ho realizzato ciò che sarebbe stato possibile realizzare in quegli ultimi tre giorni. Per ognuno dei tre giorni di quella vita, sono dovuti passare sette anni di questa. Per questo dico che se consideriamo la mia penultima vita, non sono rinato con una « totale» Conoscenza. Piuttosto sono venuto con una Conoscenza «quasi» completa ... Nell'ultima fase della mia vita precedente, potevo completare il lavoro rimasto in soli tre giorni, perché il tempo era molto compatto. A quell'epoca avevo 106 anni. Il tempo scorreva molto velocemente. La storia di quei tre giorni continuò nella mia infanzia, in questa incarnazione. Nella mia vita precedente stavo concludendo la mia opera, mentre per portare a termine questo lavoro nella vita attuale ci sono voluti ventun anni. Spesso, se ti fai sfuggire un'opportunità potranno essere necessari sette anni per ogni giorno incompiuto. In conclusione: non sono venuto in questa vita con «totale» Conoscenza, bensì con una Conoscenza «quasi» totale. Ma adesso dovrò organizzarmi in maniera diversa. Tratto da Osho Dimensioni oltre il conosciuto Mediterranee editore .